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San Giovanni Jato, duro richiamo di Anac sull’opera incompiuta (7 milioni di euro)

San Giovanni Jato, duro richiamo di Anac sull’opera incompiuta (7 milioni di euro)

Nuovo intervento dell’Autorità Anticorruzione in merito al travagliato e discusso progetto di realizzazione di un palazzetto dello sport con annessa piscina nel Comune di San Giuseppe Jato, nella città metropolitana di Palermo, in Sicilia. I lavori, di importo complessivo di quasi sette milioni (6.960.000 euro), fondi stanziati nel 2004, risultano in una sostanziale situazione di stallo, come denuncia Anac che ha riscontrato pesanti criticità e ha registrato il cambio per ben tre volte dell’impresa esecutrice.

L’istruttoria Anac

La lunga e approfondita istruttoria dell’Autorità ha rilevato “che le sofferte vicende societarie delle tre ditte che si sono succedute nell’esecuzione hanno condizionato negativamente l’iter tecnico/amministrativo dei lavori, specialmente riguardo alla dilazione dei tempi, al punto che l’intervento, a distanza di ben undici anni dall’aggiudicazione, è ben lungi dalla sua conclusione”.

Anac rimarca le pesanti responsabilità del Comune di San Giuseppe Jato, “che hanno condizionato negativamente lo svolgimento dei lavori”, con una progettazione non adeguatamente approfondita, che ha portato a rilevare a inizio lavori la presenza di uno spesso strato di terreno di scarsa consistenza, non rilevato negli studi geologici e geotermici. Risultato: lavori fermi per rischi di frana delle scarpate di scavo e dissesti alla soprastante strada, col rischio di pregiudicarne la funzionalità.

“Ultimate le operazioni di sbancamento della piscina – aggiunge Anac – si è riscontrato che il piano di posa delle fondazioni della stessa era per buona parte costituito da uno strato di terreno di riporto, poco consistente, con scarse caratteristiche geomeccaniche, sicuramente non idoneo a sopportare i carichi trasmessi dalla platea di fondazione prevista in progetto”. Di qui la decisione di “una modifica strutturale al progetto cambiando le fondazioni della piscina da dirette a indirette su pali. Occorre rimarcare, inoltre, che le modifiche introdotte con questa variante non sono state risolutive in quanto hanno interessato la sola piscina. Avendo le paratie influenzato lo stato tensionale delle strutture del palazzetto si è reso necessario anche predisporre una variante strutturale per quest’ultimo, perfezionata solo nel 2018. Tale circostanza ha avuto ripercussioni sia sulla consegna totale dei lavori (a lungo richiesta dalle imprese esecutrici e a lungo differita dall’Amministrazione) sia sullo sviluppo delle pretese risarcitorie delle imprese (risolte a seguito di atto di transazione stipulato nel maggio 2018)”.

Per Anac, pertanto, il Comune nell’atto di predisporre la Perizia di variante non ha adeguatamente ponderato le cause a cui ricondurre le lavorazioni diverse e aggiuntive da inserire in perizia, poiché l’insufficiente caratterizzazione dei terreni di posa avrebbe dovuto suggerire di ricondurre almeno una parte di esse alla fattispecie dell’errore o omissione di progettazione”.

L’Autorità ha fatto presente come ulteriore fonte di confusione e incertezza è stata causata dal continuo cambio da parte del Comune del Responsabile del Procedimento, risultando quindi difficile da capire chi fosse l’effettivo responsabile di ogni passaggio dell’opera. Inoltre, Anac ha registrato “un anomalo e del tutto immotivato massiccio ricorso ad affidamenti diretti (in prevalenza) o con procedura negoziata di incarichi tecnici a professionisti esterni all’amministrazione, attribuiti con varie motivazioni nell’ambito dell’intervento. Anomali risultano, i casi in cui un certo incarico tecnico è stato affidato dapprima in via diretta a un determinato professionista, poi revocato in considerazione del tetto massimo di importo consentito per l’affidamento diretto e poi riaffidato allo stesso professionista al termine dell’esperimento di una procedura negoziata tra più professionisti. Pertanto, per un verso si evidenzia una spesa notevole (ben 828.906 euro) per compensi a professionisti esterni, abbondantemente sopra la soglia comunitaria, atteso che alcune prestazioni avrebbero potuto essere accorpate e affidate a mezzo di procedura ad evidenza pubblica; per altro verso, si rileva una scarsa trasparenza nelle modalità utilizzate per l’individuazione dei professionisti”.

Le conclusioni

Per tutto questo Anac ha duramente redarguito il comportamento del Comune e ha richiamato con forza il rispetto della legge, per poter portare avanti un’opera costata tantissimo, durata anni, e tuttora ferma.

Il documento

A cura di Pier Paolo Bignami – Arug

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